attività della Delegazione Locale di Roma San Marco
27 gennaio 2024
Chiesa di Sant'Agnese in Agone
Sabato 27 gennaio 2024 si è svolto il primo incontro dell’anno della Delegazione Locale Roma San Marco – durante il quale è stato festeggiato il 45° Anniversario di Ordinazione Sacerdotale del Priore Monsignor Silvano Rossi – presso la meravigliosa Chiesa di Sant’Agnese in Agone dove, il 21 gennaio 1979, il nostro Priore celebrò la sua prima Santa Messa.
L’incontro organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in armonia con il Priore Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto la gradita presenza del Cerimoniere dell’Ordine, del Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale, del Preside della Sezione Roma, del Parroco della Chiesa di San Salvatore in Lauro e di un considerevole numero di Cavalieri e Dame della Delegazione, che insieme ad Aspiranti ed Amici, hanno voluto trascorrere insieme alcune ore confermando un’atmosfera di sincera e serena fratellanza.
La giornata è iniziata con l’intervento della Dottoressa Susanna Falabella che ha illustrato, con le sue preziose competenze e con la consueta raffinata proprietà di linguaggio, un nuovo percorso nella storia - della fede e dell’arte - dedicato alla Chiesa di Sant’Agnese in Agone, spettacolare protagonista della teatrale scenografia di piazza Navona.
Era il 21 gennaio dell’anno 305 quando, in uno dei fornici dello stadio agonale di Domiziano, avveniva il martirio della giovanissima vergine cristiana Agnese: sottoposta a supplizi diversi da cui venne risparmiata per interventi provvidenziali, moriva infine per taglio della gola. Il suo corpo veniva sepolto nel cimitero sulla via Nomentana, là dove sarebbe sorta già in età costantiniana una basilica (poi riedificata in dimensioni ridotte da papa Onorio I nel VII secolo), ma sul luogo del supplizio si sviluppava presto la devozione che condusse alla creazione di un edificio di culto, attestato già nell’VIII secolo e ampliato agli inizi del XII con il Papa Callisto II. La chiesa medioevale, con facciata rivolta verso via dell’Anima, veniva quindi riedificata alla metà del secolo XVII quando, con il Pontificato di Innocenzo X Pamphilj, tutto il lato occidentale della piazza diveniva oggetto dell’ambizioso cantiere architettonico funzionale a celebrare la famiglia papale.
Per l’occasione furono chiamati a confrontarsi – e a scontrarsi – i più grandi protagonisti della stagione barocca: Giacomo e Carlo Rainaldi, Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini. Valorizzando anzitutto lo spazio di una cripta memoriale del martirio, prese così forma la nuova chiesa, con orientamento ribaltato ma con facciata leggermente arretrata rispetto all’adiacente Palazzo Pamphilj, sviluppata su una pianta a croce greca con braccio trasversale espanso, coronata da cupola e fiancheggiata da due campanili e il cui ottagono centrale interno è preziosamente arredato dagli altari dedicati alla Sacra Famiglia e San Giovanni Battista (il maggiore), ai Santi Agnese, Emerenziana, Cecilia, Alessio, Eustachio, Sebastiano (i laterali), e dal cenotafio di Innocenzo X (sopra il portale di accesso).
Sostenuta dai pennacchi affrescati da un prodigioso Giovan Battista Gaulli (il Baciccio) con le allegorie delle Virtù Cardinali, si innalza la cupola in cui, permeata dalla luce abbacinante che penetra dalle finestre del tamburo e da quelle del lanternino, il fedele può assistere alla Gloria di Sant’Agnese, presentata dalla Vergine a Cristo e a Dio Padre: impresa condotta, non senza difficoltà, dal cortonesco Ciro Ferri e conclusa dal suo allievo Sebastiano Corbellini.
Al termine dell’illustrazione, nella Sacrestia Borrominiana, il Rettore della Chiesa Sua Eccellenza Monsignor Paolo Schiavon ci ha accolto amabilmente ed ha sottolineato come la Santità di Agnese sia espressa nella frase riportata nella lapide posta nella cripta “ingressa Agnes hunc turpitudinis locum angelum domini praeparatum invenit” (“ingresso del luogo di turpitudini dove l’Angelo mandato da Dio intervenne a salvare Agnese”). Al termine del saluto il Delegato ha fatto omaggio al Rettore del calendario 2024 della Luogotenenza per l’Italia Centrale.
E’ stata successivamente declinata da Monsignor Silvano Rossi la meditazione sul tema “La testimonianza dei Martiri” richiamandone l’essenza attraverso le parole pronunziate dal Patriarca di Antiochia durante il Convegno Ecumenico del 2016, in cui lo stesso ha evidenziato come le sofferenze dei cristiani siano ad un tempo testimonianza e fonte di beatitudine. di tale meditazione si riporta una sintesi.
Si calcola che nel mondo vi siano circa 350 milioni di martiri, perseguitati a causa della loro fede. Noi viviamo tranquilli in una società che rispetta le tradizioni, ma al contempo stiamo scivolando in un sonno della coscienza. Non dobbiamo aver paura di essere coerenti con la nostra fede, anche se questo ci può rendere martiri ogni giorno. Dalla coerenza con il Vangelo segue inevitabilmente la persecuzione e il martirio perché siamo chiamati a soffrire con Cristo.
Missione e martirio vanno di pari passo; la vita del credente può comprendere anche l’effusione del sangue, quantomeno in senso spirituale, con la persecuzione. L’origine del termine “martire” ha il significato di testimone e dunque, come discepoli, chiamati ad imitare il Maestro e a testimoniarlo, non possiamo escludere l’eventualità del martirio. Si parla, in questi termini, di martirio rosso per quello di sangue; di martirio bianco, per una scelta di vita ascetica; di martirio verde, quello dei missionari.
Anche oggi il martirio è necessario nel senso di camminare controcorrente per contrastare uno stile di vita fatto di mediocrità e falsità. Infatti, scegliere la Verità del Vangelo è difficile in questo tempo in cui prevale il pensiero debole, il pensiero liquido, specie sul tema della famiglia.
Il credente deve resistere al dogma dell’impossibilità nel raggiungimento della verità. I martiri sono coloro che attraverso la coerenza testimoniano, spesso a caro prezzo, la Verità. Nei martiri ogni vessazione aumenta il loro coraggio. Dio non vuole credenti tiepidi; la Parola va comunicata nella sua integrità per essere efficace.
Gesù non scende mai a compromessi e solo Lui ha parole di vita. “Signore da chi andremo”? Eppure anche Pietro rinnega il Maestro, ma dal suo pentimento sorge la barca della Chiesa. Non dobbiamo dunque cedere alla paura e alla tristezza che sono i veri peccati. Siamo legati a Cristo dalla sua Passione e dobbiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze, legandole a quelle di Gesù.
Sforziamoci di vivere facendo scelte coerenti; la nostra salvezza dipende da questo. Onorare i martiri non significa sminuirne l’amore per la vita ma vivere pienamente senza temere nulla.
Al termine della meditazione è stata presieduta da Monsignor Silvano Rossi la Santa Messa concelebrata da Monsignor Adriano Paccanelli e da Monsignor Pietro Bongiovanni. Nell’omelia il Priore della Delegazione ha ricordato le vittime di tutte le guerre invitando a pregare per la pace che solo Cristo può dare.
La giornata si è conclusa in una vicina storica trattoria dove, nel consueto clima di particolare allegria ed amicizia, si è svolta la conviviale conclusasi con il graditissimo “rito”, il primo di quest’anno, della firma da parte dei partecipanti del calendario 2024 della Luogotenenza per l’Italia Centrale.
25 novembre 2023
Chiesa di San Pietro in Montorio
L’ultimo incontro dell’anno della Delegazione Locale Roma San Marco si è svolto in un ventoso sabato 25 novembre 2023 scoprendo la splendida Chiesa di San Pietro in Montorio.
L’incontro organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in armonia con il Priore Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto la gradita presenza del Preside della Sezione Roma, del Delegato di Roma San Giovanni e di una ampia rappresentanza di Cavalieri e Dame della Delegazione, che insieme ad Investendi, Aspiranti ed Amici hanno voluto trascorrere insieme alcune ore in un clima che si è confermato di spiritualità e di sincera e serena fratellanza.
La giornata è iniziata con il saluto da parte di Padre Aniceto Gomez, Rettore della Chiesa, che ci ha accolto amabilmente.
A seguire la Dottoressa Susanna Falabella ha illustrato, con le sue preziose conoscenze e con la consueta raffinata proprietà di linguaggio, il percorso attraverso la storia, della fede e dell’arte, dedicato al complesso gianicolense di San Pietro in Montorio.
Sul colle la cui immagine è così evocativamente associata alle origini religiose e politiche di Roma – l’antica dimora del dio Giano, il luogo dove trovò sepoltura Numa Pompilio, successore di Romolo – sorgevano, già tra VII e VIII secolo, una chiesa e un convento dedicati al beato Pietro che, nel secolo XIII, acquisivano la specificazione “in Montorio” (mons aureus) derivante dal colore dorato del terreno di questa sponda destra del Tevere.
Era, però, solo nella seconda metà del XV secolo che quell’antico insediamento veniva sostituito dall’attuale, voluto dal pontefice Sisto IV della Rovere che ne affidava la custodia al francescano Amedeo Menes da Silva, sulla base della credenza, non sostenibile storicamente ma che godette di una certa fortuna in età umanistica, che identificava il sito come quello della crocifissione dell’apostolo Pietro.
Patrocinata dai reali di Spagna Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, che così scioglievano il voto formulato per la nascita di un erede maschio, prendeva così forma la chiesa della nazione spagnola a Roma: un edificio di sobria eleganza e rappresentatività, in cui la veste decorativa delle otto cappelle sarebbe stata tessuta, tra fine XV e primi del XVIII secolo, da artisti d’eccezione: Antoniazzo Romano, Sebastiano del Piombo, Giorgio Vasari, Bartolomeo Ammannati, Daniele da Volterra, Gian Lorenzo Bernini.
Una chiesa prestigiosa, dove trovarono sepoltura celebri membri dell’aristocrazia - tra i quali la sventurata Beatrice Cenci - e che, prima delle requisizioni napoleoniche, ebbe il privilegio di ospitare sull’altare maggiore la Trasfigurazione, il celeberrimo, ultimo capolavoro di Raffello.
Adiacente a essa rimane l’ormai ex convento, dal 1873 proprietà della Corona di Spagna e da allora sede della Real Academia de España, in cui, nel più piccolo e antico dei suoi due chiostri, si innalza la nitida architettura di Donato Bramante: il Tempietto a pianta circolare, centrato sul luogo del venerato, supposto martirio di Pietro e assurto a emblema dei più alti ideali dell’architettura rinascimentale.
E’ stata successivamente declinata da Monsignor Silvano Rossi la meditazione sul tema “Andiamo incontro al Signore che viene!” evidenziando l’importanza del periodo di Avvento come inizio dell’anno liturgico. Di tale meditazione si riporta una sintesi.
La parola di Dio si incarna e viene ad abitare in mezzo a noi nella pienezza dei tempi, ovvero quando l’uomo è pronto ad accogliere il Verbo. Dio si fa carne, diventa uno di noi. L’identità del Cristianesimo è l’incarnazione di Dio nel tempo.
Secondo la Genesi, Dio creò l’uomo a Sua immagine. Noi siamo esseri viventi per lo Spirito che è stato posto in noi. Lo Spirito è la potenza di Dio che sorregge ognuno di noi. Non c’è uomo che nasca senza lo Spirito di Dio. Noi tutti siamo Sua parola e Sue creature, sacramenti viventi, presenza di Dio sulla terra, lavoro delle Sue mani; legati a Lui ma indipendenti. Dio abita il nostro essere perché noi siamo parte di Lui. Gesù è l’uomo perfetto, quello che Dio voleva creare sin dall’inizio. La nostra immagine è la stessa immagine di Dio. Noi siamo stati creati per la vita eterna; dopo la morte lo spirito tornerà in Dio. Questo è il messaggio del Natale, che nasce con l’incarnazione e prosegue con Gesù che vive nel suo tempo, fino alla morte e alla Resurrezione.
Il Verbo incarnato è il Dio dell’Antico testamento ma anche colui che ci svela che Dio è padre e che è Amore. Cristo nel suo divenire, ci porta ad una visione escatologica di cieli e terre nuove. La sua via conduce al Padre; senza di Lui non siamo nulla.
Dopo il Natale si celebrano Santo Stefano e gli Innocenti, martiri dell’amore, che ci ricordano la morte di tanti bambini del nostro tempo che sono certamente accolti da Dio in cielo. Il nostro non è un tempo di pace ma di fallimenti storici che portano a perdere la fede in Dio e nel futuro. Ci dibattiamo nella schiavitù, nelle guerre dei nostri tempi. Iniziamo tra noi, nei nostri ambienti, a costruire la pace, diventando ambasciatori di Cristo.
Al termine della meditazione è stata celebrata da Monsignor Silvano Rossi la Santa Messa. Nell’omelia il Priore della Delegazione ha ricordato la figura di Santa Caterina d’Alessandria, alla cui memoria era dedicata la Liturgia eucaristica. La sua storia ci insegna ad amare Cristo con amore di sposi, per essere una sola carne con Lui, partecipando ai sacramenti per entrare in comunione. Come Cavalieri e Dame del Santo Sepolcro, ha ricordato, dobbiamo difendere la Chiesa della Risurrezione ed essere testimoni dell’amore del Padre.
La giornata si è conclusa in una vicina storica trattoria dove, in un clima di particolare allegria e serenità, si è svolta la consueta conviviale conclusasi con il graditissimo “rito”, l’ultimo di quest’anno, della firma da parte dei partecipanti del calendario 2023 della Luogotenenza per l’Italia Centrale.
14 ottobre 2023
Chiesa di Sant'Agostino in Campo Marzio
e Chiesa di Santa Maria della Pace
Sabato 14 ottobre 2023 sono ripresi, dopo la pausa estiva, gli incontri della Delegazione Locale Roma San Marco scoprendo due Chiese ubicate nei Rioni Ponte e Sant’Eustachio: la Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio e la Chiesa di Santa Maria della Pace.
L’incontro organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in armonia con il Priore Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto la gradita presenza del Delegato di Roma San Matteo ed una notevole partecipazione di Cavalieri e Dame della Delegazione insieme ad Aspiranti ed Amici che hanno condiviso alcune ore in un clima di serena fratellanza.
La giornata, purtroppo, è iniziata con la spiacevole notizia che Monsignor Silvano Rossi, suo malgrado e con immenso dispiacere, non avrebbe potuto partecipare all’incontro.
Accompagnati dalle preziose illustrazioni della Dottoressa Susanna Falabella il percorso ha avuto inizio a pochi passi da Piazza Navona, in quell’area del Campo Marzio dove, intorno ai resti dello stadio di Domiziano si era venuto sviluppando in età medioevale un denso tessuto edilizio e dove si è definita, nel passaggio tra Quattro e Seicento, un’immagine nuova, e a tratti spettacolare, caratterizzata da nuovi palazzi signorili e da nuovi – o rinnovati – edifici cristiani.
Qui, nei rioni Sant’Eustachio e Parione sorgono, rispettivamente, le due chiese di Sant’Agostino e Santa Maria della Pace, apparentate da alcune comuni vicende architettoniche e decorative: entrambe fondate durante il pontificato di Sisto IV (1471-1484) in sostituzione di preesistenti, più piccoli, edifici di culto; entrambe arricchite da opere ad affresco di Raffaello e ulteriormente valorizzate da interventi promossi da un nobile patronato.
A Sant’Agostino, nel solenne interno rinascimentale ridecorato a metà Ottocento da un ciclo ad affresco di tema mariano eseguito da Pietro Gagliardi (e collaboratori), e restituito a nuovo splendore da una recentissima campagna di restauro, il percorso di visita è ritmato da opere e luoghi d’eccezione: l’affresco di Raffaello con il profeta Isaia e il gruppo scultoreo della Madonna con Bambino di Andrea Sansovino per l’altare di Johan Goritz; la Madonna con il Bambino di Jacopo Sansovino, meglio conosciuta come “Madonna del Parto”; la cappella di Santa Monica, dove riposano i resti della madre del Santo Dottore della Chiesa Agostino; e, non da ultimo, la “Madonna dei Pellegrini” (o “ di Loreto” ) di un intensamente spirituale Caravaggio.
In Santa Maria della Pace, oltre la soglia di una facciata progettata da Pietro da Cortona secondo i criteri di una scenografia teatrale, nella dimensione raccolta, e spazialmente raffinata, di una chiesa a navata unica cui si annette una tribuna ottagonale, il percorso del fedele dall’ingresso all’altare maggiore – dove è intronizzata l’icona della Vergine protagonista di un prodigioso evento del 1480 – è accompagnato dalla sequenza delle magnifiche cappelle Chigi (con le celebri Sibille di Raffaello), Ponzetti, Cesi e Mignanelli.
E’ stata quindi celebrata da Padre Vittorio la Santa Messa. Nell’omelia il Celebrante, traendo spunto dal Vangelo proclamato [Luca 1,26-38], ha sottolineato come nell’Annunciazione trovi compimento quanto Dio aveva stabilito sin dalla creazione, perché “Dio tesse come in una tela tutta una storia, tutto un progetto per noi e ciò che compie ha sempre un fine di salvezza”. La celebrazione odierna, ha aggiunto, non è quindi casuale, perché ai piedi di Maria Regina della Pace, accogliendo l’invito del Santo Padre, rivolgiamo le nostre preghiere affinché interceda per il dono della pace nel mondo ed in particolare nella Terra Santa. Padre Vittorio, facendo riferimento alla Custodia di Terra Santa ed al nostro essere Dame e Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ha enfatizzato come sia nostro compito "custodire" non in senso fisico e materiale ma nello spirito, nella fede e nell’intenzione quanto è nostra spiritualità. Il nostro compito, facendo riferimento a Papa Benedetto XVI, è custodire e tramandare quanto abbiamo ricevuto dalla Chiesa come concreta azione di apostolicità.
La giornata si è conclusa in una vicina storica trattoria dove, in un particolare clima di allegria e serenità, si è svolta la consueta conviviale conclusasi con il rinnovato momento della firma da parte dei partecipanti del calendario 2023 della Luogotenenza per l’Italia Centrale.
24 giugno 2023
Chiesa di Santa Maria in Cappella
e Chiesa di San Benedetto in piscinula
Il giorno 24
giugno 2023 si è completato il programma degli incontri del primo semestre della Delegazione Locale Roma San Marco scoprendo nel Rione
Trastevere due piccoli gioielli dell’ XI secolo: la Chiesa di Santa
Maria in Cappella e la Chiesa di San Benedetto in Piscinula.
L’incontro
organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in
armonia con il Priore Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto
una folta presenza di Cavalieri e Dame della Delegazione – tra i
quali il Cerimoniere dell’Ordine ed il Cancelliere della
Luogotenenza per l’Italia Centrale – insieme ad Aspiranti ed
Amici che hanno voluto, nonostante il caldo, condividere alcune ore
in un’atmosfera di sincera serenità.
Accompagnati
dalle preziose illustrazioni storiche ed artistiche della Dottoressa
Susanna Falabella, la giornata è iniziata a Santa Maria in Cappella.
La chiesa, come ricordato nell’epigrafe murata nel vestibolo, fu
consacrata nel 1090 dal Pontefice Urbano II (il Papa che, nel 1095
invocò la prima crociata).
Alla fine
del XIV secolo, nell’edificio non più officiato regolarmente, il
trasteverino Andreozzo Ponziani fondò l’ospedale del Santissimo
Salvatore dove avrebbe iniziato a svolgere il suo ministero di
assistenza ai bisognosi la nuora, Francesca Bussa de’ Leoni
(Francesca Romana): ragione per cui, nel 1440, il papa Eugenio IV, ne
decise l’assegnazione alla Congregazione delle Oblate di Tor de’
Specchi (fondata da Francesca). Fu poi per la sentita devozione a
Francesca, alla cui canonizzazione (1608) aveva concorso quando era
ancora Monsignore, che il Papa Innocenzo X, il 23 gennaio 1654,
assegnò il patronato della chiesa alla cognata Olimpia Maidalchini,
decretando così l’ingresso della proprietà nei beni della
famiglia Doria-Pamphilj, che ancora la detiene, e le trasformazioni
cui il complesso sarebbe andato soggetto nel tempo, la più
importanti delle quali: la costruzione dell’Ospedale dei Cronici,
stabilito nel 1857 dal principe Filippo Andrea V Doria-Pamphilj e
realizzato da Andrea Busiri Vici, attualmente convertito nella “Casa
di riposo Santa Francesca Romana”.
Terminata la
scoperta di Santa Maria in Cappella ci si è recati nella vicina San
Benedetto in Piscinula, fondata in prossimità dei resti di una domus
tardo antica già dubitativamente ritenuta della famiglia Anicia e
associata, pur senza certezze documentali, al breve soggiorno romano
del giovane San Benedetto che a quella famiglia – secondo una non
comprovata tradizione – sarebbe appartenuto. Unica sopravvissuta
delle ben otto chiese dedicate al Santo attestate nella Roma
medioevale, la chiesa di San Benedetto in Piscinula – che si
affaccia timidamente sulla splendida piazza con un campanile noto per
essere il più piccolo della città - conserva il fascino della
struttura originaria, appena alterata da interventi successivi, sulle
cui pareti affiorano resti di una preziosa, ancorché lacunosa,
decorazione ad affresco.
E’ stata
quindi celebrata da Monsignor Adriano Paccanelli la Santa Messa.
Nell’omelia il Cerimoniere dell’Ordine, traendo spunto dalla
Solennità della Natività di Giovanni Battista, ha sottolineato il
posto e la missione del Santo nella Storia della Salvezza. Ha
proseguito indicando che egli è l’ultimo profeta dell’Antico
Testamento e che non solo ha annunciato la venuta del Messia ma lo ha
anche indicato presente nel Mondo: “Ecco l’agnello di Dio, ecco
Colui che toglie i peccati del Mondo”. Inoltre egli è il
Precursore, Colui che ha preparato la strada del Signore Gesù e per
questo, come ci ha detto il Vangelo di Luca, dimentico di sé, dopo
aver preparato le Nozze dello Sposo, scompare. Egli è grande proprio
per questo: “Lui deve crescere ed io diminuire”.
Il
Cerimoniere dell’Ordine ha sviluppato, dopo queste riflessioni, un
paragone con la Missione del nostro Ordine: ogni Dama ed ogni
Cavaliere assume la stessa Missione del Battista, con le parole ma
soprattutto con la vita, indicando la presenza di Gesù in questo
nostro Mondo.
Concludendo ha evidenziato come è grande questa
Missione ecclesiale del nostro Ordine, ciascuno diventa “voce di
uno che grida” per proclamare al mondo che lo Sposo Gesù è
presente realmente e ci invita, chiamandoci “Beati” al banchetto
delle Nozze dell’Agnello, alla Mensa della Parola e del Pane di
Vita. E resi forti da questo Pane, il Cristo, camminiamo spediti
verso il monte di Dio, l’Oreb.
Al termine
della Santa Messa, Monsignor Paccanelli ha espresso viva gratitudine
alla Dottoressa Susanna Falabella per averci condotto in un tratto
della Via Pulchritudinis,
la Via della Bellezza,facendoci
contemplare opere d’arte nate dalla fede e per illustrare la fede
della Chiesa al Popolo di Dio. Questa Via della Bellezza ci rivela e
ci conduce a Dio. Perché come dice San Tommaso d’Aquino: “ciò
che è bello è anche buono, ciò che è buono è anche giusto, ciò
che è giusto è anche vero, ciò che è vero è anche Santo”.
Eccoci giunti a Dio: il tre volte Santo, Bellezza e Verità assoluta.
La giornata
si è conclusa in una vicina trattoria dove, in un particolare clima
di sincera amicizia ed allegria, si è svolta la consueta conviviale.
15 aprile 2023
Pellegrinaggio "sulle orme di San Benedetto"
Nella giornata di sabato 15 aprile 2023 si è svolto il terzo incontro dell’anno delle Delegazioni Locali Roma San Giovanni e Roma San Marco che, nello spirito di condivisione e fraterna amicizia che anima le Consorelle e i Confratelli dell’Ordine, è consistito in un pellegrinaggio congiunto, sulle orme di San Benedetto, presso i suggestivi monasteri benedettini di Subiaco.
L’incontro, organizzato dai Delegati Dama di Commenda con Placca Daniela Forniti e Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni, in armonia con i Priori delle Delegazioni Locali Commendatore Padre Pierre Paul O.M.V. e Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto una folta presenza di Cavalieri e Dame – tra i quali il Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale, Grand’Ufficiale Stefano Petrillo, ed il Preside della Sezione Roma, Cavaliere di Gran Croce Lorenzo de Notaristefani – assieme ad Aspiranti ed Amici desiderosi di trascorrere una giornata, in clima di spiritualità e fraternità, nelle coinvolgenti atmosfere del Monastero di Santa Scolastica e del Monastero del Sacro Speco di San Benedetto.
Al loro arrivo, le Dame e i Cavalieri sono stati accolti da S.E.R. Dom Mauro Meacci O.S.B., Abate Ordinario di Subiaco, il quale ha prima illustrato la storia della presenza benedettina nella valle dell’Aniene e, successivamente, ha presieduto la Santa Messa.
Il Padre Abate, a conclusione dell’omelia inerente al Vangelo di Marco [16,9-15] proclamato durante la Santa Messa, ha augurato ad ognuno dei presenti che la celebrazione dell’Eucarestia, ossia la presenza di Gesù in mezzo a noi, sia ogniqualvolta una ricarica di energia spirituale che faccia comprendere ancor meglio il senso della dichiarazione di fede “Gesù vero Dio e vero uomo” e, di conseguenza, sia guida nella preghiera reciproca e nell’impegno per i giorni futuri.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, le Dame e i Cavalieri, guidati da Dom Mariano Grosso, hanno visitato il Monastero di Santa Scolastica, il solo dei dodici monasteri voluti da San Benedetto che è sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene ed unica presenza monastica a Subiaco fino alla fine del XII secolo.
Il complesso di edifici è caratterizzato da tre chiostri di epoche diverse: un chiostro rinascimentale del XVI secolo, un chiostro gotico del XIV secolo e un chiostro cosmatesco del XIII secolo. Completano il complesso il campanile del XII secolo e la chiesa attuale, del 1700, ultima di ben cinque chiese stratificatesi lungo i secoli.
Nel 1465 due chierici tedeschi, Pannartz e Sweynheym, impiantarono nel complesso monastico la prima tipografia italiana, arricchendo in tal modo la biblioteca già esistente di incunaboli e di libri di grande valore.
Al termine della visita al Monastero di Santa Scolastica ci si è ritrovati nella Foresteria per l’incontro conviviale vissuto, come consueto, in un clima di serena fratellanza ed allegria.
Nel pomeriggio le Dame e i Cavalieri hanno raggiunto il Monastero del Sacro Speco di San Benedetto. Ad accoglierli Dom Maurizio Vivera, Priore del Monastero, e Cecilia Trombetta, Cancelliere dell’Abbazia territoriale di Subiaco, la quale, grazie alle sue descrizioni straordinariamente dettagliate ed avvincenti, ha guidato il gruppo attraverso gli emozionanti ambienti del Monastero che si compone di due chiese sovrapposte e di molteplici cappelline che seguono l’andamento della parete di roccia a cui la struttura è addossata.
In particolare, la chiesa inferiore custodisce la grotta in cui San Benedetto trascorse i suoi tre anni di vita eremitica e rappresenta il cuore spirituale del Monastero. I cicli pittorici, del XIII e XIV secolo, sviluppano i temi della Passione di Cristo, della vita della Madonna e della vita di San Benedetto. Tra tutti risalta il più antico ritratto esistente di San Francesco di Assisi che raggiunse Subiaco nel 1223 al seguito del Cardinale Ugolino futuro Papa Gregorio IX.
Nel tardo pomeriggio il gruppo ha fatto rientro a Roma dopo aver trascorso una giornata caratterizzata da un evidente e tangibile spirito di fratellanza.
Nella giornata di sabato 15 aprile 2023 si è svolto il terzo incontro dell’anno delle Delegazioni Locali Roma San Giovanni e Roma San Marco che, nello spirito di condivisione e fraterna amicizia che anima le Consorelle e i Confratelli dell’Ordine, è consistito in un pellegrinaggio congiunto, sulle orme di San Benedetto, presso i suggestivi monasteri benedettini di Subiaco.
L’incontro, organizzato dai Delegati Dama di Commenda con Placca Daniela Forniti e Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni, in armonia con i Priori delle Delegazioni Locali Commendatore Padre Pierre Paul O.M.V. e Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto una folta presenza di Cavalieri e Dame – tra i quali il Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale, Grand’Ufficiale Stefano Petrillo, ed il Preside della Sezione Roma, Cavaliere di Gran Croce Lorenzo de Notaristefani – assieme ad Aspiranti ed Amici desiderosi di trascorrere una giornata, in clima di spiritualità e fraternità, nelle coinvolgenti atmosfere del Monastero di Santa Scolastica e del Monastero del Sacro Speco di San Benedetto.
Al loro arrivo, le Dame e i Cavalieri sono stati accolti da S.E.R. Dom Mauro Meacci O.S.B., Abate Ordinario di Subiaco, il quale ha prima illustrato la storia della presenza benedettina nella valle dell’Aniene e, successivamente, ha presieduto la Santa Messa.
Il Padre Abate, a conclusione dell’omelia inerente al Vangelo di Marco [16,9-15] proclamato durante la Santa Messa, ha augurato ad ognuno dei presenti che la celebrazione dell’Eucarestia, ossia la presenza di Gesù in mezzo a noi, sia ogniqualvolta una ricarica di energia spirituale che faccia comprendere ancor meglio il senso della dichiarazione di fede “Gesù vero Dio e vero uomo” e, di conseguenza, sia guida nella preghiera reciproca e nell’impegno per i giorni futuri.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, le Dame e i Cavalieri, guidati da Dom Mariano Grosso, hanno visitato il Monastero di Santa Scolastica, il solo dei dodici monasteri voluti da San Benedetto che è sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene ed unica presenza monastica a Subiaco fino alla fine del XII secolo.
Il complesso di edifici è caratterizzato da tre chiostri di epoche diverse: un chiostro rinascimentale del XVI secolo, un chiostro gotico del XIV secolo e un chiostro cosmatesco del XIII secolo. Completano il complesso il campanile del XII secolo e la chiesa attuale, del 1700, ultima di ben cinque chiese stratificatesi lungo i secoli.
Nel 1465 due chierici tedeschi, Pannartz e Sweynheym, impiantarono nel complesso monastico la prima tipografia italiana, arricchendo in tal modo la biblioteca già esistente di incunaboli e di libri di grande valore.
Al termine della visita al Monastero di Santa Scolastica ci si è ritrovati nella Foresteria per l’incontro conviviale vissuto, come consueto, in un clima di serena fratellanza ed allegria.
Nel pomeriggio le Dame e i Cavalieri hanno raggiunto il Monastero del Sacro Speco di San Benedetto. Ad accoglierli Dom Maurizio Vivera, Priore del Monastero, e Cecilia Trombetta, Cancelliere dell’Abbazia territoriale di Subiaco, la quale, grazie alle sue descrizioni straordinariamente dettagliate ed avvincenti, ha guidato il gruppo attraverso gli emozionanti ambienti del Monastero che si compone di due chiese sovrapposte e di molteplici cappelline che seguono l’andamento della parete di roccia a cui la struttura è addossata.
In particolare, la chiesa inferiore custodisce la grotta in cui San Benedetto trascorse i suoi tre anni di vita eremitica e rappresenta il cuore spirituale del Monastero. I cicli pittorici, del XIII e XIV secolo, sviluppano i temi della Passione di Cristo, della vita della Madonna e della vita di San Benedetto. Tra tutti risalta il più antico ritratto esistente di San Francesco di Assisi che raggiunse Subiaco nel 1223 al seguito del Cardinale Ugolino futuro Papa Gregorio IX.
Nel tardo pomeriggio il gruppo ha fatto rientro a Roma dopo aver trascorso una giornata caratterizzata da un evidente e tangibile spirito di fratellanza.
25 marzo 2023
Basilica di Santa Cecilia
Il secondo
incontro del 2023 della Delegazione Locale Roma San Marco si è
tenuto lo scorso 25 marzo nella splendida cornice della Basilica di
Santa Cecilia.
L’incontro
organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in
armonia con il Priore di Delegazione Commendatore Monsignor Silvano
Rossi, ha visto una folta presenza di Cavalieri e Dame – tra i
quali il Cerimoniere dell’Ordine, il Cancelliere della Luogotenenza
per l’Italia Centrale ed il Delegato di Roma San Giovanni –
insieme ad Aspiranti ed Amici desiderosi di conoscere, nel clima di
spiritualità e fraternità dell’Ordine, un così insigne luogo di
culto sorto, secondo la tradizione, sulla domus abitata dalla nobile
Vergine Martire romana, venerata nei secoli quale protettrice delle
arti musicali.
Nel suo
saluto introduttivo Madre Maria Giovanna Valenziano – Badessa
dell’attiguo Monastero delle Monache Benedettine, alle quali fin
dal 1527 è affidata la cura liturgica del luogo per volere di Papa
Clemente VII – ha ripercorso la vicenda terrena della Santa, il
martirio subìto intorno all’anno 230 d.C. prima dal giovane sposo
Valeriano e dal cognato Tiburzio, da lei convertiti, e poi da Ella
stessa, dapprima, mediante un tentativo di asfissia e, poi, con il
taglio della testa, ugualmente non riuscito, che ne ha provocato la
morte dopo lunga agonia. Rinvenuta la sua sepoltura presso le
Catacombe di San Callisto, le spoglie vennero traslate nella
primitiva Basilica, consacrata solennemente da Papa Pasquale I
nell’821 d.C.. Nel 1599 fu effettuata la riesumazione del corpo
della Santa, occasione nella quale il Cardinale Paolo Emilio
Sfondrati commissionò al giovane scultore Stefano Maderno il
celeberrimo marmo, ammirabile sotto l’altare maggiore, che lo
ritrae riverso in posizione laterale nella identica posizione in cui
fu rinvenuto incorrotto e vestito di bianco.
A seguire la
dottoressa Susanna Falabella ha illustrato la magnificenza artistica
del luogo, originato dalla primitiva chiesa paleocristiana sorta sul
“Titulus” della giovane romana, nell’insula Anicia, dalla cui
gens discese nei secoli seguenti San Benedetto. La Basilica raggiunse
il massimo fulgore nelle forme romaniche nel XII e XIII secolo,
conservando il prezioso mosaico del catino absidale del IX secolo,
sovrastante il Ciborio mirabilmente realizzato da Arnolfo di Cambio.
La veste attuale, sia all’interno che all’esterno, sarebbe stata
raggiunta con gli importanti lavori promossi dal Cardinale Sfondrati
– comprensivi anche della nuova “Cappella del Bagno” – e con
gli interventi strutturali dei primi del XVIII secolo. Il gioiello
centrale della Basilica è la notissima statua del corpo di Santa
Cecilia, che mostra drammaticamente i triplici colpi inferti sul
collo dal carnefice, ma anche, nell’abbandono del corpo esanime, le
tre dita di una mano e l’indice dell’altra, a richiamare
simbolicamente la Fede della Martire nel Mistero di Dio, Uno e Trino.
La visita è
quindi proseguita scendendo negli ambienti delle sottostanti case
romane, fino alla cripta dove è collocato il sarcofago della Santa
ed in alcuni ulteriori ambienti della Basilica, solitamente non
aperti al pubblico, onde preservare i delicati affreschi ivi
contenuti.
E’ stata
quindi concelebrata da Monsignor Silvano Rossi e da Monsignor Adriano
Paccanelli la Santa Messa. Nell’omelia il Priore della Delegazione,
traendo spunto dalla Solennità dell’Annunciazione del Signore che
la Liturgia fissa proprio al 25 marzo, ha sottolineato la centralità
della discesa del Figlio di Dio nella Storia umana, l’adesione
umile e pronta di Maria al disegno di Dio, la libertà assoluta di
ogni essere umano di accogliere nella propria vita l’incontro con
Gesù Persona, vero Dio e vero Uomo, divenendo così da mere creature
a figli stessi di Dio.
Al termine
della Santa Messa, ci si è ritrovati nella Foresteria del Monastero
per la consueta conviviale, vissuta in un sereno clima di Amicizia e
colloquio fraterno, durante la quale si è rinnovato il “rito”
della firma del calendario 2023 della Luogotenenza per l’Italia
Centrale iniziato nel precedente incontro.
Infine, nel
pomeriggio, in orario straordinario per speciale concessione della
Madre Badessa, un’ultima “chicca”
culturale: si è infatti potuto ammirare l’affresco del Giudizio
Universale del Cavallini, straordinaria opera d’arte medioevale
realizzata sulla controfacciata della Basilica, scomparso alla vista
dall’interno della stessa con la costruzione cinquecentesca del
coro delle Monache e rinvenuto agli inizi del XX secolo in un
ambiente ormai accessibile solo dal Monastero.
21 gennaio 2023
Basilica Papale di San Paolo "fuori le mura"
Il
21 gennaio scorso si è tenuto, presso la Basilica Papale di San
Paolo “fuori le mura”, il primo incontro del 2023 della
Delegazione Locale Roma San Marco.
All’appuntamento,
organizzato dal Delegato Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in
sintonia con il Priore Monsignor Silvano Rossi, hanno partecipato,
nonostante il rigido freddo della mattinata, numerosi Dame e
Cavalieri della Delegazione, tra i quali il Cerimoniere dell’Ordine
ed il Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale,
unitamente ad Aspiranti ed Amici interessati al percorso di
formazione spirituale che si vive frequentando l’Ordine.
L’incontro
ha avuto inizio, guidati dalla dott.ssa Susanna Falabella, con la
visita della Basilica – patrimonio dell’umanità dell’UNESCO
dal 1980 - che sorge lungo la via Ostiense, sul luogo di sepoltura
dell’Apostolo Paolo, martirizzato e decapitato durante la
persecuzione neroniana nell’anno 67 d.C. nel vicino sito “Ad
Aquas Salvias”
(poi denominato “Alle Tre Fontane”).
Attorno al sarcofago
dell’Apostolo fu edificata una prima Basilica paleocristiana ad
opera dell’Imperatore Costantino, successivamente ampliata
dall’Imperatore Teodosio ed infine completata dall’Imperatore
Onorio nel 395 d.C.
Restata pressochè immutata nel suo impianto
originario, essa venne quasi completamente distrutta da un gravissimo
incendio scoppiato per cause accidentali in una notte del luglio
1823, che risparmiò poche parti della struttura (l’abside
con il mosaico monumentale voluto da Papa Onorio III, l’arco
trionfale con il mosaico voluto da Galla Placidia, il ciborio di
Arnolfo di Cambio, il candelabro del Cero Pasquale ed il chiostro dei
Vassalletto).
La
Basilica fu prontamente ricostruita nelle attuali forme neoclassiche
con il generoso concorso di tutte le Confessioni cristiane ed anche
di Sovrani appartenenti ad altre fedi religiose, a dimostrazione
dell’afflato interreligioso trasversale che si raccoglie da sempre
attorno alla Tomba dell’Apostolo delle Genti, e fu consacrata dal
Beato Papa Pio IX il 10 dicembre 1854 alla presenza di un gran numero
di Cardinali e Vescovi giunti a Roma da tutto il mondo per la
proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione.
La
Comunità abbaziale Benedettina alla quale, fin dall’VIII sec., è
affidata la cura della liturgia e della lampada votiva sulla tomba
dell’Apostolo è coerentemente caratterizzata da una particolare
vocazione ecumenica che viene sottolineata il 25 gennaio di ogni
anno, in occasione della Festa della Conversione di San Paolo
Apostolo, con una celebrazione alla presenza del Santo Padre e dei
rappresentanti di tutte le altre Confessioni per la chiusura della
settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Al
termine della visita è seguita la Santa Messa nella Cappella di
Santo Stefano, concelebrata da Monsignor Silvano Rossi (nel
44° Anniversario della sua Ordinazione) e
da Monsignor Adriano Paccanelli, nel corso della quale il nostro
Priore ha sviluppato l’Omelia sulla “paternità
e maternità”
di Dio, sottolineata nella stessa Bibbia, che mai abbandona i suoi
figli ed alle quali ciascuna creatura è libera di rispondere.
I
Martiri hanno risposto nel massimo grado di Fede ed Amore filiale,
tra di essi sono Santo Stefano proto-martire, San Paolo, la
giovanissima Sant’Agnese, della quale proprio il 21 gennaio ricorre
la Memoria liturgica.
Al
termine della Santa Messa si è tenuta, in un clima di allegra
amicizia, la conviviale presso il punto di ristoro interno al
complesso della Basilica Papale durante la quale è stata firmata da
tutti i partecipanti una copia del calendario 2023 della Luogotenenza
per l’Italia Centrale che, anche nei prossimi incontri, sarà
firmata da chi non lo ha già fatto quale simbolo tangibile della
fratellanza tra Consorelle, Confratelli, Aspiranti ed Amici
partecipanti alle attività del 2023 della Delegazione.
26 novembre 2022
Chiesa di San Salvatore in Lauro
Il 26 novembre scorso si
è svolto, nella suggestiva Chiesa di San Salvatore in Lauro,
l’incontro di novembre della Delegazione Locale Roma San Marco.
La Chiesa di San
Salvatore in Lauro, ubicata nei pressi della via dei Coronari, dal
XVII secolo è considerata Santuario della Madonna di Loreto in Roma
e, per tale specifica ragione, da secoli affidata alle cure del Pio
Sodalizio dei Piceni. La Chiesa, inoltre, dal 2007 è divenuta anche
il principale centro di diffusione della spiritualità di San Padre
Pio in Roma, ne ha ospitato la reliquia insigne del corpo in
occasione della traslazione nella vicina Basilica di San Pietro per
l’Anno Santo straordinario della Misericordia 2016 e conserva
stabilmente alcune reliquie delle vesti del venerato Santo
Cappuccino. Nella Chiesa, inoltre, sono custodite alcune reliquie di
San Giuda Taddeo, di San Josemaría Escrivá de Balaguer e dei
paramenti liturgici di San Giovanni Paolo II.
In apertura dell’incontro
il Parroco ha accolto le Autorità dell'Ordine presenti – il
Cancelliere di Luogotenenza, il Preside della Sezione Roma, Il
Delegato Locale di S. Marco, il Priore di Delegazione - in una sala e
nel corso dell'amabile colloquio ha condiviso ed elogiato le
importanti iniziative dell'Ordine invitando i membri a partecipare
alla cerimonia del 9 dicembre 2022 celebrata da S.E. Mons. Peña
Parra.
Successivamente il
Delegato Locale, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni, dopo aver
salutato e ringraziato le Autorità dell’Ordine, le Dame, i
Cavalieri, gli Aspiranti e gli Amici presenti, ha rivolto un sentito
ringraziamento al Parroco Monsignor Pietro Bongiovanni per
l’ospitalità offerta, sottolineando la particolare affezione e
venerazione dei Cavalieri e Dame dell’Ordine per la Beata Vergine
Maria onorata, presso questo Santuario, con il titolo lauretano.
Infine, dopo aver ricordato il percorso di formazione spirituale e di
sviluppo della fraternità fin qui condiviso ha illustrato i prossimi
appuntamenti dell’Ordine e della Delegazione Locale che
coinvolgeranno le Dame ed i Cavalieri.
Dopo il cordiale
benvenuto da parte di Monsignor Pietro Bongiovanni ed un breve
intervento di saluto e di introduzione da parte del Preside della
Sezione Roma, è seguita la catechesi del Priore della Delegazione
Monsignor Silvano Rossi, incentrata sul ruolo storico e religioso
unico di Gerusalemme, Città Santa per tutte e tre le grandi Fedi
monoteistiche che discendono dal comune Padre Abramo, sottolineando
che solo convivendo in un clima di fraternità e di reale impegno a
costruire stabili condizioni di giustizia sociale per tutte le etnie
là insediate si può trovare l’equilibrio necessario della Pace.
Pace che costituisce il bene più prezioso da coltivare tra gli
uomini e che è il significato più recondito del nome biblico stesso
di Gerusalemme, che è “visione” del Regno di Dio sulla
terra. Monsignor Silvano Rossi ha invitato i Cavalieri e Dame
dell’Ordine a far proprio questo impegno, collaborando ciascuno per
quanto è in suo potere per realizzare questa missione salvifica, che
rende l’appartenenza all’Ordine testimonianza viva e costruttiva
del nostro Credo Cristiano.
Monsignor Silvano Rossi
ha quindi celebrato la Santa Messa al termine della quale i presenti
si sono raccolti ai piedi della Sacra statua lignea della Beata
Vergine lauretana.
A conclusione
dell’incontro si è tenuta infine la conviviale presso un
accogliente ristorante della zona.
15 ottobre 2022
Chiesa di San Gregorio al Celio
Il 15 ottobre 2022 si è svolto, nella incantevole cornice della Chiesa di San Gregorio al Celio annessa al Monastero dei Camaldolesi, l’incontro di ottobre della Delegazione Locale Roma San Marco, con una folta presenza di Cavalieri e Dame, ai quali si sono uniti anche alcuni aspiranti ammittendi, desiderosi di cominciare a frequentare le attività dell’Ordine.
Nell’introdurre la giornata il Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni, dopo aver salutato e ringraziato il Preside della Sezione Roma Cavaliere di Gran Croce Lorenzo de Notaristefani, il Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale Grand’Ufficiale Stefano Petrillo, la Delegata di Roma San Giovanni Dama di Commenda con placca Daniela Forniti, le Dame ed i Cavalieri presenti ha voluto sottolineare la particolare valenza della “Delegazione” quale primo ambito organizzativo territoriale dell’Ordine, quasi una “casa” nella quale i Confratelli e le Consorelle possano incontrarsi, sviluppare un dialogo fraterno e relazioni di amicizia, godere di interessanti occasioni culturali, ma soprattutto vivere insieme preziosi momenti di crescita della Fede personale.
E’ seguita, con la guida della dott.ssa Susanna Falabella, la visita della celeberrima Chiesa le cui origini risalgono alla edificazione, nel VI sec., del primitivo piccolo Monastero e della Chiesa di Sant’Andrea ad opera di Gregorio, il quale si ritirò qui in preghiera divenendo monaco benedettino. Divenuto Papa con il nome di Gregorio I (poi canonizzato, dichiarato Magno e Dottore della Chiesa), egli fece del luogo il centro dell’attività caritativa della Roma del tempo, la cui specifica vocazione di servizio ai poveri è restata inalterata nei secoli ed ancor oggi è testimoniata dal limitrofo Istituto delle Suore Missionarie della Carità fondato da Santa Teresa di Calcutta. La visita è quindi proseguita negli adiacenti Oratori di Sant’Andrea, di Santa Barbara e di Santa Silvia, affrescati dal Reni, dal Domenichino e dal Pomarancio.
Molto toccante è stata la visita alla cella di Madre Teresa, ove la Santa abitava in occasione dei suoi soggiorni romani, consentitaci dalle Suore che vivono nel modesto Convento collocato dietro un piccolo portone del giardino. Ciascun partecipante ha così potuto entrare nell’umile stanzetta e sostare qualche istante in raccoglimento, per un colloquio del tutto personale con la grande Santa a tutti così cara e vicina.
Rientrati in Chiesa, il Priore della Delegazione Locale Mons. Silvano Rossi ha celebrato la Santa Messa, sviluppando una coinvolgente ed avvolgente Catechesi sulla paternità e maternità di Dio verso ognuno dei suoi figli, seguita da ciascuno con intima partecipazione, che ha costituto il fulcro portante della giornata.
Al termine della Celebrazione Eucaristica si è tenuta la conviviale nel complesso monastico, occasione di agape fraterna tra i partecipanti ed interscambio colloquiale, in un clima sereno e di fraterna amicizia.
Ha concluso la giornata il saluto dell’Economo del Monastero Padre Mario che, nel ringraziare la Delegazione Locale di aver voluto scegliere “San Gregorio al Celio” per l’occasione, ha brevemente illustrato il carisma della Congregazione Benedettina Camaldolese, fondata intorno all’anno 1000 da San Romualdo ed alla quale il Monastero venne affidato nel 1513, sottolineando come essa coniughi la dimensione della vita eremitica con quella cenobitica; ha infine ricordato come da qui Papa Gregorio I inviò nel 597 d.C. un gruppo di monaci con a capo Agostino, poi divenuto primo Arcivescovo di Canterbury, ad evangelizzare l’Inghilterra, da cui è maturato nei secoli a seguire un sentito legame tra il Monastero e la Chiesa Anglicana, e che ai giorni attuali si esprime anche nella particolare sensibilità ecumenica dell’insigne Luogo di Culto.