ORDINE EQUESTRE del SANTO SEPOLCRO di GERUSALEMME
Luogotenenza per l'Italia Centrale


attività della Delegazione Locale di Roma San Marco

12 ottobre 2024

Il primo incontro, dopo la pausa estiva, della Delegazione Locale San Marco si è svolto sabato 12 ottobre presso la Chiesa di San Silvestro al Quirinale dove siamo stati accolti amabilmente dal Rettore Padre Hugo Sosa, Missionario Vincenziano.

L’incontro organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in armonia con il Priore Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto la gradita presenza di numerosi Cavalieri e Dame della Delegazione, che insieme ad Aspiranti ed Amici, hanno voluto condividere alcune ore di crescita spirituale, culturale e di serena fratellanza.

Dopo il ringraziamento ai partecipanti da parte del Delegato e del Priore, la Dottoressa Susanna Falabella, con il suo elegante stile e le sue accurate conoscenze, ha iniziato ad accompagnarci nella scoperta di questa Chiesa.
 
San Silvestro al Quirinale, affidata dal 1814 alla custodia dei Padri Missionari di San Vincenzo de’ Paoli, non è certamente tra le meglio conosciute e valorizzate della città: sul tracciato di via Ventiquattro Maggio la sua visibilità è penalizzata dalla presenza di più imponenti architetture, antiche e moderne, che si stagliano sulla sommità e alle pendici del colle, e da una facciata oltremodo discreta e certamente fuorviante perché non corrispondente al reale ingresso dell’edificio ma che rimane indizio di una storia a dir poco avventurosa. 
 
Essa affonda le sue radici in epoca alto medioevale, quando è attestato un luogo di culto dedicato a papa Silvestro (314-335), sorto a breve distanza dalle terme di Costantino e dove, secondo una tradizione leggendaria, sarebbe avvenuto il battesimo dell’imperatore. Questo primo edificio fu interamente ricostruito a partire dal 1524, quando il pontefice Giulio II (1503-1513) lo assegnò ai domenicani del convento di San Marco a Firenze, nella figura del priore fra’ Mariano Fetti. 
 
La decorazione però, all’epoca solo appena avviata, sarebbe stata completata a partire dalla seconda metà del XVI secolo, quando il papa Paolo IV (1555-1559), con lo spostamento dei domenicani a Santa Maria sopra Minerva, decise l’affidamento della chiesa alla neonata congregazione dei Chierici Regolari (i Teatini). In quell’occasione vennero operati alcuni importanti interventi di ampliamento (cappella Bandini sulla testata sinistra del transetto, nuovo coro) e di riqualificazione estetica. A fine XIX secolo però, a causa della regolarizzazione viaria di una nuova Roma capitale, si decisero un ampliamento e un abbassamento stradale di 9 metri che determinarono, diretti da Andrea Busiri Vici, l’amputazione della parte anteriore della navata, la perdita di due cappelle e la creazione di una nuova facciata. 
 
L’accesso, ora possibile attraverso una scala moderna, introduce a una realtà totalmente inattesa e di sorprendente ricchezza. L’interno a croce latina, a navata unica, con due cappelle per lato e profondo presbiterio, è infatti generoso di dipinti, decorazioni ad affresco e in stucco, arredi marmorei e un prezioso soffitto ligneo, firmati dai grandi nomi dell’architettura e dell’arte del XVI e XVII secolo (Flaminio Boulanger, Polidoro da Caravaggio, Maturino da Firenze, Ottaviano Mascherino, Domenichino, Alessandro Algardi …) in decenni cruciali della storia della Controriforma; mentre l’altrettanto inaspettata e suggestiva terrazza, su cui prospetta la facciata dell’antico oratorio cimiteriale, consente di rievocare la memoria delle conversazioni spirituali che, qui, annodarono strettamente il legame di Michelangelo alla pia poetessa e marchesa di Pescara Vittoria Colonna.
 
Al termine è stata presieduta da Monsignor Silvano Rossi la Santa Messa. Si riporta la sintesi dell’Omelia.

Monsignor Silvano Rossi, evidenziando l’approssimarsi della fine dell’anno liturgico, ha sottolineato che questo è il tempo in cui si traggono le conclusioni ed in cui si deve saper guardare dentro di noi per capire quello che possiamo dare a Dio. Dare a Dio è sempre un rendimento di grazie che ciascuno di noi, come battezzato, deve fare. 

La lettera di San Paolo è molto dura, ci parla dell'Antico Testamento dove le regole di ogni giorno erano quasi insopportabili. Ma, come ci dice Gesù, non è la regola che compone la vita bensì è l'amore, è la fede. Fede e amore sono una cosa unica.  

Noi dobbiamo vivere con Gesù, in Gesù e per Gesù. Come diremo tra poco, quando offriremo a Dio il grande mistero che Lui ci ha lasciato: il corpo e il sangue del Signore. Ed è in quel momento che noi dovremmo unirci a Lui e ciascuno di noi dovrà trovare la capacità di dire al Signore: io sono qui ed accetto quello che tu vuoi darmi. 

Ciascuno di noi è libero di rispondere al Signore come meglio desidera. Dio non ci obbliga mai a fare qualunque cosa. Dio ci dice sempre, se vuoi puoi farlo, se vuoi vieni e seguimi, non dice: vieni! E’ il nostro libero arbitrio, siamo noi che decidiamo. Lui ci dà delle regole che possiamo seguire o meno. Ci dice “Vi lascio un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” e ci lascia un altro comandamento che riassume tutti gli altri comandamenti “Ama Dio sopra ogni cosa ed ama il prossimo come te stesso” in questo sta tutta la legge e tutti i profeti. Però ci lascia liberi.

Cristo è l’uomo nuovo ed essendo con Lui resuscitati per essere creature nuove e fratelli Suoi, ciascuno di noi è rivestito di questo uomo, che è l’uomo Dio, e che ha il potere di sconfiggere il peccato ed anche l’ultimo peccato: la morte. E ciascun uomo, nella resurrezione di Cristo, diventa capace di sconfiggere la morte. Ma ci sono sempre un se ed un ma: il se è capire se veramente Cristo abita dentro di noi ed il ma è capire se facciamo quello che Cristo ci ha suggerito nell’amore, nella pietà e nella misericordia.

Nel Vangelo di oggi abbiamo ascoltato “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.  Non si osserva con gli occhi, si osserva col cuore. Osservare vuol dire non guardare, ma mettere in pratica. Dio ci chiede di sapere accettare quello che Pio XII chiamava il “terribile quotidiano”, quel vivere che è davvero terribile se non lo passiamo a parlare, ad accettare, a vivere, anche soltanto a fare un segno di croce ed a far capire quelli che stanno intorno a noi che noi all'interno abbiamo la nostra fede.

Non disperate mai, Gesù ci dice “Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Noi possiamo dire un mare di parole che, dice San Paolo, sono come le campane che suonano e che disperdono il loro suono al vento. Ma la parola di Cristo è eterna. La parola di Cristo è una realtà che passa di giorno in giorno, passa in bocca in bocca, passa di cuore in cuore. Cerchiamo di avere tanta fiducia in Lui e nei fratelli che stanno intorno a noi.

 L’incontro si è concluso in una vicina trattoria dove, nel consolidato clima di particolare allegria, serenità ed amicizia, si è svolta la conviviale.

Sabato 27 gennaio 2024 si è svolto il primo incontro dell’anno della Delegazione Locale Roma San Marco – durante il quale è stato festeggiato il 45° Anniversario di Ordinazione Sacerdotale del Priore Monsignor Silvano Rossi – presso la meravigliosa Chiesa di Sant’Agnese in Agone dove, il 21 gennaio 1979, il nostro Priore celebrò la sua prima Santa Messa.


L’incontro organizzato dal Delegato, Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni in armonia con il Priore Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto la gradita presenza del Cerimoniere dell’Ordine, del Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale, del Preside della Sezione Roma, del Parroco della Chiesa di San Salvatore in Lauro e di un considerevole numero di Cavalieri e Dame della Delegazione, che insieme ad Aspiranti ed Amici, hanno voluto trascorrere insieme alcune ore confermando un’atmosfera di sincera e serena fratellanza. 


La giornata è iniziata con l’intervento della Dottoressa Susanna Falabella che ha illustrato, con le sue preziose competenze e con la consueta raffinata proprietà di linguaggio, un nuovo percorso nella storia - della fede e dell’arte - dedicato alla Chiesa di Sant’Agnese in Agone, spettacolare protagonista della teatrale scenografia di piazza Navona. 


Era il 21 gennaio dell’anno 305 quando, in uno dei fornici dello stadio agonale di Domiziano, avveniva il martirio della giovanissima vergine cristiana Agnese: sottoposta a supplizi diversi da cui venne risparmiata per interventi provvidenziali, moriva infine per taglio della gola. Il suo corpo veniva sepolto nel cimitero sulla via Nomentana, là dove sarebbe sorta già in età costantiniana una basilica (poi riedificata in dimensioni ridotte da papa Onorio I nel VII secolo), ma sul luogo del supplizio si sviluppava presto la devozione che condusse alla creazione di un edificio di culto, attestato già nell’VIII secolo e ampliato agli inizi del XII con il Papa Callisto II. La chiesa medioevale, con facciata rivolta verso via dell’Anima, veniva quindi riedificata alla metà del secolo XVII quando, con il Pontificato di Innocenzo X Pamphilj, tutto il lato occidentale della piazza diveniva oggetto dell’ambizioso cantiere architettonico funzionale a celebrare la famiglia papale.  

Per l’occasione furono chiamati a confrontarsi – e a scontrarsi – i più grandi protagonisti della stagione barocca: Giacomo e Carlo Rainaldi, Francesco Borromini, Gian Lorenzo Bernini. Valorizzando anzitutto lo spazio di una cripta memoriale del martirio, prese così forma la nuova chiesa, con orientamento ribaltato ma con facciata leggermente arretrata rispetto all’adiacente Palazzo Pamphilj, sviluppata su una pianta a croce greca con braccio trasversale espanso, coronata da cupola e fiancheggiata da due campanili e il cui ottagono centrale interno è preziosamente arredato dagli altari dedicati alla Sacra Famiglia e San Giovanni Battista (il maggiore), ai Santi Agnese, Emerenziana, Cecilia, Alessio, Eustachio, Sebastiano (i laterali), e dal cenotafio di Innocenzo X (sopra il portale di accesso).

Sostenuta dai pennacchi affrescati da un prodigioso Giovan Battista Gaulli (il Baciccio) con le allegorie delle Virtù Cardinali, si innalza la cupola in cui, permeata dalla luce abbacinante che penetra dalle finestre del tamburo e da quelle del lanternino, il fedele può assistere alla Gloria di Sant’Agnese, presentata dalla Vergine a Cristo e a Dio Padre: impresa condotta, non senza difficoltà, dal cortonesco Ciro Ferri e conclusa dal suo allievo Sebastiano Corbellini.

 
Al termine dell’illustrazione, nella Sacrestia Borrominiana, il Rettore della Chiesa Sua Eccellenza Monsignor Paolo Schiavon ci ha accolto amabilmente ed ha sottolineato come la Santità di Agnese sia espressa nella frase riportata nella lapide posta nella cripta “ingressa Agnes hunc turpitudinis locum angelum domini praeparatum invenit” (“ingresso del luogo di turpitudini dove l’Angelo mandato da Dio intervenne a salvare Agnese”). Al termine del saluto il Delegato ha fatto omaggio al Rettore del calendario 2024 della Luogotenenza per l’Italia Centrale.


E’ stata successivamente declinata da Monsignor Silvano Rossi la meditazione sul tema “La testimonianza dei Martiri” richiamandone l’essenza attraverso le parole pronunziate dal Patriarca di Antiochia durante il Convegno Ecumenico del 2016, in cui lo stesso ha evidenziato come le sofferenze dei cristiani siano ad un tempo testimonianza e fonte di beatitudine. di tale meditazione si riporta una sintesi. 

Si calcola che nel mondo vi siano circa 350 milioni di martiri, perseguitati a causa della loro fede. Noi viviamo tranquilli in una società che rispetta le tradizioni, ma al contempo stiamo scivolando in un sonno della coscienza. Non dobbiamo aver paura di essere coerenti con la nostra fede, anche se questo ci può rendere martiri ogni giorno. Dalla coerenza con il Vangelo segue inevitabilmente la persecuzione e il martirio perché siamo chiamati a soffrire con Cristo.
Missione e martirio vanno di pari passo; la vita del credente può comprendere anche l’effusione del sangue, quantomeno in senso spirituale, con la persecuzione. L’origine del termine “martire” ha il significato di testimone e dunque, come discepoli, chiamati ad imitare il Maestro e a testimoniarlo, non possiamo escludere l’eventualità del martirio. Si parla, in questi termini, di martirio rosso per quello di sangue; di martirio bianco, per una scelta di vita ascetica; di martirio verde, quello dei missionari.
Anche oggi il martirio è necessario nel senso di camminare controcorrente per contrastare uno stile di vita fatto di mediocrità e falsità. Infatti, scegliere la Verità del Vangelo è difficile in questo tempo in cui prevale il pensiero debole, il pensiero liquido, specie sul tema della famiglia.
Il credente deve resistere al dogma dell’impossibilità nel raggiungimento della verità. I martiri sono coloro che attraverso la coerenza testimoniano, spesso a caro prezzo, la Verità. Nei martiri ogni vessazione aumenta il loro coraggio.  Dio non vuole credenti tiepidi; la Parola va comunicata nella sua integrità per essere efficace.
Gesù non scende mai a compromessi e solo Lui ha parole di vita. “Signore da chi andremo”? Eppure anche Pietro rinnega il Maestro, ma dal suo pentimento sorge la barca della Chiesa. Non dobbiamo dunque cedere alla paura e alla tristezza che sono i veri peccati. Siamo legati a Cristo dalla sua Passione e dobbiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze, legandole a quelle di Gesù.
Sforziamoci di vivere facendo scelte coerenti; la nostra salvezza dipende da questo. Onorare i martiri non significa sminuirne l’amore per la vita ma vivere pienamente senza temere nulla. 

 
Al termine della meditazione è stata presieduta da Monsignor Silvano Rossi la Santa Messa concelebrata da Monsignor Adriano Paccanelli e da Monsignor Pietro Bongiovanni. Nell’omelia il Priore della Delegazione ha ricordato le vittime di tutte le guerre invitando a pregare per la pace che solo Cristo può dare. 

 
La giornata si è conclusa in una vicina storica trattoria dove, nel consueto clima di particolare allegria ed amicizia, si è svolta la conviviale conclusasi con il graditissimo “rito”, il primo di quest’anno, della firma da parte dei partecipanti del calendario 2024 della Luogotenenza per l’Italia Centrale.

Nella giornata di sabato 15 aprile 2023 si è svolto il terzo incontro dell’anno delle Delegazioni Locali Roma San Giovanni e Roma San Marco che, nello spirito di condivisione e fraterna amicizia che anima le Consorelle e i Confratelli dell’Ordine, è consistito in un pellegrinaggio congiunto, sulle orme di San Benedetto, presso i suggestivi monasteri benedettini di Subiaco.  

L’incontro, organizzato dai Delegati Dama di Commenda con Placca Daniela Forniti e Grand’Ufficiale Marco Maria Frontoni, in armonia con i Priori delle Delegazioni Locali Commendatore Padre Pierre Paul O.M.V. e Commendatore Monsignor Silvano Rossi, ha visto una folta presenza di Cavalieri e Dame – tra i quali il Cancelliere della Luogotenenza per l’Italia Centrale, Grand’Ufficiale Stefano Petrillo, ed il Preside della Sezione Roma, Cavaliere di Gran Croce Lorenzo de Notaristefani – assieme ad Aspiranti ed Amici desiderosi di trascorrere una giornata, in clima di spiritualità e fraternità, nelle coinvolgenti atmosfere del Monastero di Santa Scolastica e del Monastero del Sacro Speco di San Benedetto.

Al loro arrivo, le Dame e i Cavalieri sono stati accolti da S.E.R. Dom Mauro Meacci O.S.B., Abate Ordinario di Subiaco, il quale ha prima illustrato la storia della presenza benedettina nella valle dell’Aniene e, successivamente, ha presieduto la Santa Messa.

Il Padre Abate, a conclusione dell’omelia inerente al Vangelo di Marco [16,9-15] proclamato durante la Santa Messa, ha augurato ad ognuno dei presenti che la celebrazione dell’Eucarestia, ossia la presenza di Gesù in mezzo a noi, sia ogniqualvolta una ricarica di energia spirituale che faccia comprendere ancor meglio il senso della dichiarazione di fede “Gesù vero Dio e vero uomo” e, di conseguenza, sia guida nella preghiera reciproca e nell’impegno per i giorni futuri.

Al termine della Celebrazione Eucaristica, le Dame e i Cavalieri, guidati da Dom Mariano Grosso, hanno visitato il Monastero di Santa Scolastica, il solo dei dodici monasteri voluti da San Benedetto che è sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene ed unica presenza monastica a Subiaco fino alla fine del XII secolo.

Il complesso di edifici è caratterizzato da tre chiostri di epoche diverse: un chiostro rinascimentale del XVI secolo, un chiostro gotico del XIV secolo e un chiostro cosmatesco del XIII secolo. Completano il complesso il campanile del XII secolo e la chiesa attuale, del 1700, ultima di ben cinque chiese stratificatesi lungo i secoli.

Nel 1465 due chierici tedeschi, Pannartz e Sweynheym, impiantarono nel complesso monastico la prima tipografia italiana, arricchendo in tal modo la biblioteca già esistente di incunaboli e di libri di grande valore. 

Al termine della visita al Monastero di Santa Scolastica ci si è ritrovati nella Foresteria per l’incontro conviviale vissuto, come consueto, in un clima di serena fratellanza ed allegria. Nel pomeriggio le Dame e i Cavalieri hanno raggiunto il Monastero del Sacro Speco di San Benedetto. Ad accoglierli Dom Maurizio Vivera, Priore del Monastero, e Cecilia Trombetta, Cancelliere dell’Abbazia territoriale di Subiaco, la quale, grazie alle sue descrizioni straordinariamente dettagliate ed avvincenti, ha guidato il gruppo attraverso gli emozionanti ambienti del Monastero che si compone di due chiese sovrapposte e di molteplici cappelline che seguono l’andamento della parete di roccia a cui la struttura è addossata.

In particolare, la chiesa inferiore custodisce la grotta in cui San Benedetto trascorse i suoi tre anni di vita eremitica e rappresenta il cuore spirituale del Monastero. I cicli pittorici, del XIII e XIV secolo, sviluppano i temi della Passione di Cristo, della vita della Madonna e della vita di San Benedetto. Tra tutti risalta il più antico ritratto esistente di San Francesco di Assisi che raggiunse Subiaco nel 1223 al seguito del Cardinale Ugolino futuro Papa Gregorio IX. 

Nel tardo pomeriggio il gruppo ha fatto rientro a Roma dopo aver trascorso una giornata caratterizzata da un evidente e tangibile spirito di fratellanza.